Allora!!!
Prima di procedere mi preme avvertire il gentile lettore che il sottoscritto possiede una mente a volte (consapevolmente) contorta, maliziosa, a tratti disillusa. Per cui non si sorprenda di leggere quel che sto per scrivere, così come io non mi sorprendo se ciò che sto per scrivere non rispecchia l’opinione comune dello spettatore televisivo medio…
Fatta questa breve e forse superflua premessa…sto per scrivere qui lo sgomento che ho provato nel vedere questo SCHIFO di spot, che dovrebbe essere tra l’altro pubblicità progresso…
Lascio al lettore il piacere di poterlo visionare in tutto il suo marcio splendore…
Non so se chi legge, avendo assistito a questo obbrobbrio, provi lo stesso sgomento che ho provato io la prima volta che l’ho visto, anzi sentito…
Magari potrà sembrare un’innocua trovata pubblicitaria. Eppure io mi chiedo se chi ha ideato questo breve “spot” abbia un cuore, o almeno una minima sensibilità.
Premetto che non sono assolutamente contrario al concetto di donazione. Se il dante causa non versava in condizioni di bisogno, non vedo perché non possa destinare parte del suo patrimonio ad una causa comune, futura, ma comune.
Quel che mi lascia esterrefatto è l’impostazione.
“Cosa volevi fare da grande?”
Chiaramente è uno spot basato sul doppio senso della parola “grande”, che viene inteso come grande dal punto di vista anagrafico, ossia prossimo alla morte.
Suvvia! E’ ora di fare qualcosa da “grande”, ma questa volta inteso come grande persona.
Una trovata carina in fondo. La lingua italiana, le lingue in generale, sono meravigliose proprio perché permettono questo grado di ambiguità creativa.
Eppure…eppure…
IO che sono malizioso cosa ci leggo tra le righe? Premesso che credo (purtroppo) che cosa noi sognavamo di diventare o volevamo fare da grandi sono sogni che sono rimasti tali, nella maggior parte dei casi avendo sbattuto la faccia contro le difficoltà della vita e dei suoi progetti diversi per noi, conditi anche dalla nostra ingenua esperienza che ci portava a sognare cose diverse da quelle che potevamo permetterci.
Ebbene, cosa volevi fare da grande? Bravo! Non ci sei riuscito! Sei un fallito! Ma senti, dato che sei stato un fallito e non sei stato buono ad essere chi volevi e a fare quel che sognavi di fare quando eri giovane ed avevi tutta la vita davanti, ora che sei talmente vecchio da non avere tempo e da essere inutile per te stesso e per gli altri, fai una cosa, renditi utile!.
Come se solo quando è troppo tardi si potesse far qualcosa di buono per il prossimo. E come se aderire a questa campagna fosse un rimedio ai propri fallimenti.
Il tutto condito da una musica che potrebbe star bene in un action movie, dove c’è l’eroe di turno che compie qualche impresa inverosimile. E quale sarebbe in questo spot l’impresa inverosimile? spendere soldi? cosa significa? che la solidarietà è un’impresa da eroi e non da gente comune?
Definendo surrettiziamente un’azione tanto semplice come eroica e “da grandi” questa pubblicità “progresso” avalla l’idea che la società individualista e malfidata in cui viviamo sia un male normale.