Babbel…ma siete BabbeI?

La vedete la differenza tra le due parole? No? Ve la dico io!

Una finisce con la elle minuscola, l’altra con la i maiuscola.

Spot molto simpatico e colorato. Però mi lascia un po’ perplesso.

Marco (baffi rigorosamente alla Pancho Villa) ha appena ordinato senza problemi un polpo alla brace, parlando uno spagnolo (stereotipi scansateve proprio!) molto buono e mostra di padroneggiare la lingua, grazie a Babbel (elle minuscola).

L’oste (baffi rigorosamente alla Pancho Villa ma al quadrato) mostra però una faccia meravigliata e perplessa, ma poi fa spallucce, il cliente ha sempre ragione. Il perché lo scopriamo tra poco.

La voce fuori campo ci rivela che Marco ha avuto la sua prima conversazione in spagnolo. Ma se è la prima, come cazzo ha fatto a portare al locale Lucia per cui ha appena fatto l’ordinazione?

Eh sì, l’ordinazione è per lei, perché sempre la voce fuori campo ci svela che lei è vegana (ecco dunque il perché della faccia perplessa dell’oste, che evidentemente già sapeva – ma come? Lucia è una sua ex? una cliente fissa? entrambi?).

Dunque Marco dovrà scusarsi in spagnolo con lei per aver toppato l’ordinazione. La voce fuori campo ci rivela dunque che si conoscono, dato che è per lei che lui ha ordinato.

Si presume dunque che abbiano già parlato in precedenza, a meno che non abbiano comunicato con segnali di fumo, o che un pazzo se ne vada in giro a rimorchiare perfette sconosciute offrendo polpi alla griglia senza neanche averle rivolto mezza parola prima – ma se anche così fosse, le perfette sconosciute non farebbero neanche doppio OK felici e soddisfatte ad ordinazione completata.

La conclusione logica è che Marco NON ha avuto la sua prima conversazione in spagnolo, ergo, la voce fuori campo ha detto una cazzata!

La domanda successiva è: di cosa cazzo avranno parlato Marco e Lucia prima che lui andasse ad ordinare? Quanto avrà capito Marco di quello che si son detti da 0 a 0? E Lucia che figura da imbecille ci fa che non si è accorta di avere davanti a sé uno che non capiva una turbominchia? Immaginate che conversazione realistica possano aver avuto?

Voi potreste obiettare: “Magari non è uscito il discorso!”, “Magari lei si è dimenticata di avvertirlo che è vegana!”, peggio ancora, “Magari sono entrambi italiani in viaggio in Spagna”, “Magari lei l’ha fatto apposta!”. In un contesto simile, se due già si conoscono do per scontato che un dettaglio così importante debba già essere noto. Se sono entrambi italiani, non c’è barriera linguistica che tenga. Se sono agli inizi di una conoscenza mi sembra difficile che lei si dimentichi di avvertirlo di suddetto dettaglio, specie se lui si è proposto di andare ad ordinare per lei. L’ipotesi del dolo è quanto mai sinistra.

Per carità, è una pubblicità simpatica ed ironica per sponsorizzare il prodotto, quindi al di là di tutto…”stica**i“, anche perché visivamente lo spot è molto bello e fresco, non facciamo troppo i pesantoni.

Però suvvia ragazzi (mi rivolgo agli ideatori dello spot)! Se un equivoco è il frutto dell’uso di questa app, Babbel (elle minuscola) non ci fa certo una bella figura. E con delle incongruenze nella trama così macroscopiche e goffe pur nella sua brevità e semplicità voi fate una figura da BabbeI (i maiuscola), assieme a Marco, Lucia e voce fuori campo.

Testamento solidale

Allora!!!
Prima di procedere mi preme avvertire il gentile lettore che il sottoscritto possiede una mente a volte (consapevolmente) contorta, maliziosa, a tratti disillusa. Per cui non si sorprenda di leggere quel che sto per scrivere, così come io non mi sorprendo se ciò che sto per scrivere non rispecchia l’opinione comune dello spettatore televisivo medio…

Fatta questa breve e forse superflua premessa…sto per scrivere qui lo sgomento che ho provato nel vedere questo SCHIFO di spot, che dovrebbe essere tra l’altro pubblicità progresso…

Lascio al lettore il piacere di poterlo visionare in tutto il suo marcio splendore…

Non so se chi legge, avendo assistito a questo obbrobbrio, provi lo stesso sgomento che ho provato io la prima volta che l’ho visto, anzi sentito…

Magari potrà sembrare un’innocua trovata pubblicitaria. Eppure io mi chiedo se chi ha ideato questo breve “spot” abbia un cuore, o almeno una minima sensibilità.

Premetto che non sono assolutamente contrario al concetto di donazione. Se il dante causa non versava in condizioni di bisogno, non vedo perché non possa destinare parte del suo patrimonio ad una causa comune, futura, ma comune.

Quel che mi lascia esterrefatto è l’impostazione.

“Cosa volevi fare da grande?”

Chiaramente è uno spot basato sul doppio senso della parola “grande”, che viene inteso come grande dal punto di vista anagrafico, ossia prossimo alla morte.

Suvvia! E’ ora di fare qualcosa da “grande”, ma questa volta inteso come grande persona.

Una trovata carina in fondo. La lingua italiana, le lingue in generale, sono meravigliose proprio perché permettono questo grado di ambiguità creativa.

Eppure…eppure…

IO che sono malizioso cosa ci leggo tra le righe? Premesso che credo (purtroppo) che cosa noi sognavamo di diventare o volevamo fare da grandi sono sogni che sono rimasti tali, nella maggior parte dei casi avendo sbattuto la faccia contro le difficoltà della vita e dei suoi progetti diversi per noi, conditi anche dalla nostra ingenua esperienza che ci portava a sognare cose diverse da quelle che potevamo permetterci.

Ebbene, cosa volevi fare da grande? Bravo! Non ci sei riuscito! Sei un fallito! Ma senti, dato che sei stato un fallito e non sei stato buono ad essere chi volevi e a fare quel che sognavi di fare quando eri giovane ed avevi tutta la vita davanti, ora che sei talmente vecchio da non avere tempo e da essere inutile per te stesso e per gli altri, fai una cosa, renditi utile!.

Come se solo quando è troppo tardi si potesse far qualcosa di buono per il prossimo. E come se aderire a questa campagna fosse un rimedio ai propri fallimenti.

Il tutto condito da una musica che potrebbe star bene in un action movie, dove c’è l’eroe di turno che compie qualche impresa inverosimile. E quale sarebbe in questo spot l’impresa inverosimile? spendere soldi? cosa significa? che la solidarietà è un’impresa da eroi e non da gente comune?

Definendo surrettiziamente un’azione tanto semplice come eroica e “da grandi” questa pubblicità “progresso” avalla l’idea che la società individualista e malfidata in cui viviamo sia un male normale.